La forza drammatica di un classico

9 DICEMBRE 12 / La Nuova Sardegna

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Tutto esaurito e un lusinghiero successo per l´opera che chiude la stagione aspettando il bicentenario

LIRICA[/quote]IL NABUCCO A SASSARI



di Antonio Ligios - SASSARI È stata una sorta di preludio alla grande scorpacciata verdiana che, presumibilmente, andrà in scena il prossimo anno in occasione del bicentenario della nascita, la rappresentazione al Teatro Comunale del Nabucco: uno spettacolo che ha chiuso degnamente la stagione lirica del De Carolis, facendo registrare il tutto esaurito e un lusinghiero successo di pubblico. Riascoltando il Nabucco non possiamo che condividere le parole pronunciate molti anni or sono dal nostro più grande studioso di Verdi, Massimo Mila: dopo tante ´riscoperte´ di presunti capolavori verdiani dimenticati (Alzira, Attila, Giovanna d´Arco, ecc.), ogni nuovo ascolto di Nabucco ci conferma che l´opera, pur con alcuni limiti, insieme ad Ernani rappresenta il frutto più maturo e geniale del primo Verdi, superato soltanto dall´opera della ´svolta´, ossia il Macbeth. Forza drammatica, capacità di immaginare situazioni musicali di grande impatto comunicativo, spiccata visione d´assieme: questi i punti di forza di un melodramma che non a caso ancor oggi gode di maggior popolarità rispetto ad Ernani, opera che viene peraltro ritenuta ´superiore´ e che diede a Verdi una fama di livello europeo. Com´è noto Nabucco – insieme ad altri melodrammi come il Mosè di Rossini e il Boris Godunov di Mussorgsky – è opera in cui il coro assume un rilievo drammatico e musicale che non ha eguali nella storia del teatro musicale. Nonostante la presenza di un nobile corifeo come Zaccaria e di personaggi teatralmente interessanti come Abigaille e lo stesso Nabucco, il coro annulla queste individualità, occupando costantemente la scena e riservadosi i momenti di più grande impatto musicale, tra cui il quadro che accoglie il celebre ´Va´ pensiero´, vera icona dell´opera. La regia di Leo Muscato ambienta opportunamente l´opera in un passato che è frutto di un´astrazione storica, che però allude esplicitamente all´ambientazione biblica spogliandola peraltro di ogni immagine oleografica. Insomma, un Medio Oriente senza tempo, evocato grazie ai bei costumi di Silvia Aymonino e alle scene di Tiziano Santi che evitano ogni ostentazione monumentale. Muscato asseconda dunque l´impianto corale dell´opera, ma poi non riesce a gestire la massa in modo interessante: e così il coro si presenta non come popolo inquieto e agitato da viscerali sentimenti ma come generica moltitudine di persone che ordinatamente entrano in scena, vi stazionano cantando e poi disciplinatamente escono. La direzione di Gaetano D´Espinosa ha impresso all´opera un ritmo teatrale molto serrato, ha perseguito a tratti un buon equilibrio fonico tra buca e palcoscenico ma non è riuscita ad evitare diversi scollamenti ritmici con le linee vocali e soprattutto alcune sonorità fastidiosamente bandistiche. Sul palcoscenico domina il Coro dell´Ente ottimamente preparato da Antonio Costa: dolente o agitato, a seconda delle situazioni, ma sempre preciso e coeso. Tra gli interpreti spicca Raffaella Angeletti, che nonostante le non buone condizioni di salute ha delineato una Abigaille di grande spessore drammatico, sufficientemente sicura nel gestire i salti e la grande estensione che la difficile parte richiede. Apprezzabile anche la prova di Ivan Inverardi, un Nabucco cui è però mancata la complessità del personaggio, che oscilla tra la solitudine del potente e l´esercizio di una crudeltà che poi sfocia nel pianto. Alessandro Liberatore ha disegnato un credibile Ismaele, nonostante un colore vocale tendente all´opacità, mentre al personaggio di Zaccaria ha conferito una aristocratica solennità la voce di Andreas Bauer. Pienamente a fuoco, infine, la Fenena di Lara Rotili. Completavano la compagnia Dario Russo (Gran Sacerdote), Andrea Giovannini (Abballo) e Vittoria Lai (Anna). Oggi il Nabucco si replica con inizio alle 16.30.

L'opera

Nabucco

Nabucco

Il Nabucco (Nabucodonosor) è la terza opera di Verdi e quella che lo consacrò definitivamente come un grande compositore. Messa in scena alla Scala di Milano nel 1842, racconta della...

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