Cavalleria rusticana

Melodramma in un atto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci

2023

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Note di regia di Sante Maurizi.
Desiderio, gelosia, sangue: vecchia storia, all´origine di innumerevoli storie. Progressione che nell´Opera si sprigiona dal triangolo tenore-soprano-baritono e che la musica si incarica di rendere accessibile a tutti. Occultando sorniona, con una mossa del cavallo, la propria complessa astrazione. Al culmine dell´intreccio, il duello. Che nel Trovatore – nella Forza del Destino, nell´Eugenio Onegin – alimenta la trama, mentre in Cavalleria la sigilla (fuori campo, tra l´altro). Anche in ciò Mascagni è fedele a Verga nel condensare al massimo l´azione musicale, dall´innesco all´esplosione. È quello che aveva fatto Shakespeare nel Macbeth (il potere in luogo e in nome dell´amore), è quello che fa il cinema grazie al montaggio, con gli stacchi, le dissolvenze e le ellissi. E non è un caso che sia stato proprio il cinema ad aver “adottato” più volte Cavalleria, come dramma e come melodramma. Cosciente appieno dei propri mezzi, fu proprio Verga, in una lettera del 1878 a Luigi Capuana, a riassumere l´oggetto della propria poetica in «quelle lotte che formano la nostra croce e delizia per omnia saecula»: la vita come lotta. Il successo del racconto e poi dell´opera avrebbe fagocitato il resto della sua produzione, e da allora la Sicilia è la terra della passionalità e dell´onore, aranci e fichidindia, coppole e donne “da letto”, come citava Sciascia in «A ciascuno il suo». La mafia – «Il padrino» – è arrivata dopo, e tutto il resto funziona ormai da premessa, fondale decorativo. Fino al mettere in scena, nell´ultimo sequel del Padrino, l´opera di Mascagni stessa come scenario del dramma finale della famiglia Corleone. Sazia del proprio successo, compiuta l´adozione dei modi e delle mode dell´aristocrazia, la borghesia ottocentesca si creò un´Altrove dove sanare le proprie ferite. Se è vero che con Cavalleria cantano in scena per la prima volta gli umili (i vinti verghiani) ci si mise poco a variare la scelta in maniera. Il Meridione prese il posto delle lande turcomanne, dell´Africa o delle isole del Pacifico. L´esotico in veste folklorica, più rassicurante e accessibile (in ciò Sicilia e Sardegna sorelle, pur robustamente dissimili). A tale “cartolina”, più che difficile, è forse inutile tentare di sfuggire. Meglio concentrarsi sul riconnettere il pubblico al teatro, provando a rendere attuale non il soggetto, non il décor, ma l´ascolto e la visione nel tempo materiale della rappresentazione, che – altro pregio dell´opera di Mascagni – coincide con quello della vicenda. Spostando di pochi decenni in avanti l´ambientazione dei fatti, dalle parti del neorealismo. Con l´obiettivo di “asciugare”, eludendo l´attenzione più facilmente “gastronomica” all´opera. E citando quella sorellanza spagnolesca Sicilia-Sardegna con quello che a Cassaro, dalle parti di Siracusa, chiamano U Scontru, e che in Sardegna mettiamo in scena la mattina di Pasqua col nome di S´Incontru.

Cavalleria rusticana

Allestimento

Teatro Massimo V. Bellini di Catania

Personaggi e interpreti

SANTUZZA - Gabrielle Mouhlen
LOLA - Elena Schirru
TURIDDU - Walter Fraccaro
ALFIO - Marco Caria
LUCIA - Alessandra Palomba

Direttore d'orchestra

Andrea Solinas

Orchestra

Ente Concerti "Marialisa de Carolis"

Coro

Ente Concerti "Marialisa de Carolis"

Maestro del coro

Antonio Costa

Luci

Tony Grandi

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